Perdersi in due

(ma forse no)

In un museo-labirinto ci si può perdere, ma anche incontrare. La Fondazione Prada, a Milano, un intero modernissimo isolato di tanti blocchi, è saliscendi, chiusure materiche, improvvise aperture di luci, e quando due fotografi vi sono impegnati, su questo cammino deambulatorio e ingegneristico, possono sorprendersi l’un l’altro, ritrovarsi davanti allo stesso muro d’oro, sfiorandone le ombre, le proiezioni, le ondulazioni. Oppure bloccare, con l’obiettivo, figure del labirinto, coloro che ne custodiscono le sale-sacelli e quanti, molti sempre, le visitano, snocciolandosi in quei cortei che rendono la Fondazione Prada un museo visibilmente vivo. I giovani addetti e i visitatori internazionali si mescolano anche nel bar retrò, capolavoro di fantastiche memorie, un altro tassello cinematografico, e dada, della Fondazione. Se i due fotografi cercavano il volto, ce ne sono decine, e se soprattutto, come artisti di secondo grado, volevano indicare il rapporto fra l’opera e il volto, la persona che osserva, ecco le loro immagini scattate cui guardare come un curioso reportage. La fotografia, cos’è in questo ambiente architettonico, che alza o sprofonda gli sguardi, le persone, le prospettive? Diviene sia studio d’interni sia veduta aperta, mescola con una resa unica l’attrazione del dettaglio al totale. Le persone, eccole, diventare opere. Nello stesso attimo le opere ci invadono. Fotografie che s’inseriscono nella “quadreria” della Fondazione, il cui straordinario merito, e pregio, è di farci camminare rapidamente fra gli esiti del Ventesimo Secolo, pittura scultura, object, filmato, performance, divertissement. Ripresa da Fabio Secchia e Batsceba Hardy, questa cavalcata “museale” sembra trovare un ulteriore orientamento. Sembra fissarsi, agglutinarsi nelle aggiunte emozionali, gli occhi, le pose immobili, le bocche ridenti, la gente che, sorpresa, riprende il cammino. Questa è l’arte fotografica che fissa l’arte in movimento. E fra i due creatori fotografi, diviene la partitura, non solo l’una rispecchia l’altro, non unicamente si rimandano, si aggiungono, si completano, forse si incontrano nelle loro possibilità.

Dicembre 2015 - Roberto Agostini

Batsceba Hardy
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